Dice il saggio che i bambini siano la bocca della verità.
Gli fanno eco in tanti sostenendo che, talvolta, proprio i ragazzini siano maestri di vita dai quali prendere esempio.
Secondo la logica comune, la cosa può sembrare un controsenso – la giovane età apparentemente stride con buon senso ed esperienza; al tempo stesso, per contro, la medesima cosa può essere invece una conferma della bontà dei detti popolari – la giovane età come garanzia di purezza e bontà d’animo, di semplicità e di non conformità a certe strane regole non scritte del mondo degli adulti.
Fatto sta che Stefano Cedrini, schermidore emiliano di soli 13 anni in forza al Circolo Ravennate della Spada, è salito in cattedra; e, dall’alto della sua statura minuta di adolescente, ha impartito a tutti una grande lezione di onestà, lealtà e rispetto degli avversari; in una parola, una roboante lezione di vita.
Tutto è successo lo scorso febbraio a Foligno durante la prova per l’accesso ai quarti di finale dei Campionati Italiani di Scherma Under 14, specialità spada.
È Stefano a mettere a segno la stoccata vincente contro l’avversario della Chiti Scherma Pistoia. O, almeno, così sembra. Già, perché come solo un vero Sportivo, un vero Campione, un vero Uomo sa fare, dopo l’affondo a suo favore, Stefano solleva la maschera e si avvicina al giudice di gara per avvisarlo che il punto a suo favore non è corretto: la sua spada ha toccato il pavimento, non l’avversario. Punto annullato. Si torna in pedana. Come finisce l’incontro? Coi ravennati che perdono, guarda caso, di una sola stoccata.
Ma nessuno osa recriminare quanto fatto dal giovane atleta. Anzi, per lui solo messaggi di elogio e riscontri positivi. Ad iniziare dal post su facebook di un dirigente della compagine toscana che lo indica quale unico e vero vincitore dell’incontro; si continua poi con l’encomio di presidente e allenatore della sua squadra per passare prima alla targa riconoscimento ricevuto dal Presidente della Regione Emilia Romagna, infine alla borsa di studio alla memoria di Ciro Esposito consegnatagli dal Presidente del CONI, Giovanni Malagó.
La notizia fa stupore in un periodo particolare come quello che stiamo vivendo oggi; un periodo nel quale, nello sport,sembra prevalere solo il gusto della vittoria senza scrupoli, senza rispetto nè degli avversari, nè delle regole, dei mezzi e delle vie da seguire per raggiungere l’obiettivo. E il clamore di quanto successo è ancora più fragoroso e melodioso perché ne è protagonista un ragazzino che, facendo propri i sani principi dello sport e gli insegnamenti dei veri Sportivi, è diventato un modello cui ispirarsi.
Tradizioni o non tradizioni, detti più o meno popolari, Stefano ha avuto il coraggio di non piegarsi al richiamo della vittoria facile; di non farsi abbagliare dalla luce del successo di cui avrebbe goduto se fosse riuscito a traghettare la propria squadra al turno successivo. No. Stefano ha agito secondo coscienza; ha rischiato di essere additato come un guastafeste dai compagni di squadra; forse, nel suo intimo, ha anche temuto di cadere dalle stelle alle stalle. Ma non ha esitato un momento: e, dimostrandosi un giovane maturo, molto più di qualcuno che ha raggiunto e superato la maggiore età solo anagraficamente, ha chiarito la situazione. E ha preferito una sconfitta pulita ad una vittoria sporca.
Non è un caso che Stefano Baldini, leggenda dell’atletica azzurra, abbia votato proprio per il giovane Stefano Cedrini per il premio Gentleman dell’anno nell’ambito dei Gazzetta Awards.
Questione di nome.
Questione di carattere.
Questione di lealtà, correttezza e sportività.
A cura di Chiara Franzetti