La normalità e gli insegnamenti di mamma e papà – oltre a quelli di un grande campione delle due ruote del passato, sono le chiavi del successo di Gianni Moscon, considerato a più voci quale il miglior Under 23 del ciclismo azzurro.
Sotto il profilo sportivo, il 2015 è stato l’anno della consacrazione per il giovane atleta trentino: il portacolori della Zalf-Désirée-Fior ha infatti inanellato ben nove successi di categoria – tra cui il titolo di Campione Italiano Under 23, il secondo posto al Giro delle Fiandre e la quarta piazza ai Mondiali di Richmond; e, per chiudere in bellezza, il salto di qualità con la firma del primo contratto da professionista nel Team Sky.
Tappe e successi da far girare la testa a qualsiasi sportivo o personaggio pubblico, se non dotato di buon senso, umiltà e capacità di restare coi piedi ben ancorati a terra.
Non è il caso del giovane Moscon che, grazie all’educazione ricevuta dai genitori, non ha mai corso questo rischio nella sua breve, ma ricca carriera in sella alla bicicletta. Spirito di sacrificio e dedizione al lavoro e agli allenamenti sono infatti da sempre suoi compagni di viaggio; serietà e professionalità in qualsiasi cosa si faccia sono i due principali insegnamenti trasmessigli da mamma e papà, approfonditi e raffinati poi sotto la guida di Maurizio Fondriest, il grande campione del passato che lo ha cresciuto tra i dilettanti per introdurlo nel ciclismo professionistico.
E Gianni sembra aver imparato bene la lezione, consapevole che impegno, passione e anche rinunce a quel che solitamente fanno i giovani della sua età, alla fine pagano.
E’ un po’ come con le mele dell’azienda di famiglia a Livo: per raccogliere buoni frutti, è necessario lavorare tutto l’anno; per tagliare traguardi sportivi, è indispensabile allenarsi con dedizione e impegnarsi a fondo sempre, tenendo bene a mente dove si vuole arrivare.
A cura di Chiara Franzetti