La Rivalità che fa bene allo Sport

Coppi e Bartali (twitter.com)
Coppi e Bartali (twitter.com)

La rivalità che tra gli anni Quaranta e Cinquanta ha fatto sognare l’Italia intera, l’immagine del suo Eroe e dell’Antagonista che volendola guardare dalla parte di Coppi o da quella di Bartali è sostanzialmente biunivoca. Consideriamo infatti che non può esistere Eroe senza il suo rispettivo avversario. Avrebbero avuto la stessa risonanza mediatica, sociale e sportiva se non fosse stato così? Potrebbe esistere un Coppi senza Bartali, o un Nicky Lauda senza un James Hunt, o un Cristiano Ronaldo senza Messi? Non credo proprio, perché ciò che cattura l’immaginario e lo alimenta tenendo viva la fiamma della passione deriva proprio da questa contrapposizione.
Non a caso la foto sportiva più famosa del Secolo Scorso li ritrae in uno “scambio di borraccio” (in realtà era una bottiglia) al Tour de France, durante la tappa del Puy-de-Dôme che sancì il 17 luglio 1952, la vittoria di Coppi in quella edizione della Grande Boucle. Nessuno, neanche Carlo Martini, colui che immortalò quella foto storica, volle chiarire chi avesse dato la borraccia e chi l’avesse presa, lasciando quell’alone di mistero che immortalò quell’immagine nella Leggenda dello Sport.
Mentre prima tale rivalità era vista durante quegli anni come una contrapposizione sociale e politica tra il laico Coppi ed il cattolico Bartali, tra il Partito Comunista e Democrazia Cristiana, in un paese che Gianni Mura definì di “Guelfi e Ghibellini”, oggi il ricordo di quel dualismo ha saputo trascendere dal simbolismo dell’Italia dopoguerra, dal tempo e dallo spazio, arrivando fino a noi come un vivo messaggio di che cosa sia e di che cosa debba essere lo Sport e la contesa tra due grandi campioni: una rivalità senza scorrettezze, genuina, tra due uomini, amici che si danno battaglia fino all’ultimo, senza risparmiarsi, ma che nutrono ognuno nei confronti dell’altro un profondo rispetto.
Insegna che la Competizione fine a sè stessa non può riguardare il Ciclismo e tantomeno lo Sport, perché altrimenti si ridurrebbe ad una gara dove il raggiungimento del risultato giustificherebbe qualsiasi mezzo, venendo meno a quei criteri e valori che forse nessun ambito come lo Sport è capace di trasferire a tanti uomini e generazioni trasversali, capaci di creare persone impegnate ed appassionate alla vita.

A cura di Marco Angoli

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