Rating “Lo Sport Insegna®”: 5/5
Il libro, un vero romanzo di formazione, è a mio avviso un capolavoro: va dritto al bersaglio, ti lascia dentro molte emozioni e fai fatica appena lo inizi a non terminarlo in brevissimo tempo.
Il racconto di Niccolò è un percorso netto – non privo di ostacoli – verso la felicità interiore dell’atleta e dell’uomo.
Il punto di partenza non sono enne vittorie, ma una sconfitta pesante nel 2008, alle Olimpiadi di Pechino, in quello che lui definisce il giorno più importante della sua vita e tutto avviene velocemente proprio nel momento in cui era ad un passo dallo stringere tra le sue mani il suo sogno, la medaglia d’oro!
Cosa succede?
Nicolò incontra un avversario molto forte tra lui e il 10: l’ultimo colpo, quello decisivo! E si blocca non riuscendo a superarlo.
Lui però non si scoraggia, lascia l’Italia rifugiandosi in America e passa 4 anni da “cervello in fuga” per fare un percorso interiore ed arrivare a capire che tra mirino e bersaglio non ci sono solamente aria e distanza, ma è presente anche la paura…di sbagliare, di fallire, di deludere chi ti sta vicino e in primis te stesso.
La notizia positiva che metabolizza è che la svolta per lui è prossima perché durante il suo percorso ha l’abilità di comprendere che accettare i propri limiti debba essere il primo passo da compiere non per superarli, ma per provare a spostarli un po’ più in là.
Sono moltissimi i giovani che possono immedesimarsi nella storia di Niccolò…sono i “figli della crisi” che vengono rimbalzati dalle aziende, che vedono spegnersi le proprie passioni e che nonostante si siano preparati bene, magari all’ultimo commettono degli errori perché traditi all’ultimo dalla paura.
Leggendolo fino in fondo uno studioso di PNL (Programmazione Neuro Linguistica) potrebbe definirlo un libro-manifesto di uno dei principi cardine della PNL: la mappa non è il territorio.
Mi spiego meglio: non è importante quello che accade realmente (territorio), ma è importante come tu vivi (mappa) quello che ti è successo.
Il successo e l’insuccesso sono dentro di noi e quello che conta è la nostra percezione e il “carico” emozionale che mettiamo dietro ad ogni successo o insuccesso rispetto alla nostra reale soddisfazione o insoddisfazione personale.
In sintesi uno dei take away che il racconto di Campriani ci regala è l’importanza dell’approccio verso l’obiettivo da raggiungere dove occorre veramente avere un atteggiamento positivo, una mentalità robusta e una resilienza fuori dal comune per fronteggiare le molteplici difficoltà che ci si trova davanti nel cammino verso il risultato.
Di Campriani apprezzo la sua umiltà (“Non sono le vittorie che determinano quello che siete; piuttosto è il contrario” ) e la sua dedizione sia nello sport che nello studio…un vero esempio per i giovani che si domandano sempre se sport ed istruzione possono convivere. Leggendo il suo libro la risposta è un SI scontato, ma non banale.
Uno dei messaggi più belli in una sua frase: “A Londra avevo vinto prima ancora di scendere in pedana, quando, nel mezzo di una notte, ho accettato le mie imperfezioni, i miei limiti. Si, questa Olimpiade l’avevo già vinta un bel po’ di volte in questi ultimi quattro anni. Solo che gli altri non lo sapevano ancora. Aspettavano la classifica. Il podio. L’inno.”
Consiglio vivamente a tutti la lettura di questo libro. Da genitore lo farei leggere subito a mio figlio (al momento è dura perché ha poco più di 2 anni!) perché Campriani è un maestro nello spiegare molto bene come ha sconfitto il suo “mostro”, l’ultimo colpo e come i giovani debbano sempre lottare e non arrendersi mai di fronte alle loro paure.
A cura di Lorenzo Ruspi
Libro molto molto bello. Mi ha emozionato dall’inizio alla fine!