Intervista a Giulia Sergas

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Come e quando ti sei avvicinata al mondo del golf?
Avevo 9 anni e ho iniziato perché era lo sport di famiglia.

Da piccola quali erano gli sport che praticavi? E’ stato un amore a prima vista quello con il golf o ci sei arrivata per gradi?
Facevo un pochino di tutto: calcio, tennis, sci, nuoto… col golf ci sono arrivata per gradi.

Che ruolo hanno avuto i tuoi genitori, la tua famiglia nello spingerti a praticare sport?
Mi hanno influenzato molto dandomi l’esempio di una vita sana e soprattutto attiva. Anche loro sono grandi sportivi e quando hanno percepito il mio interesse e la mia passione mi hanno spinta e sostenuta, anche facendo delle scelte difficili come quella di cambiarmi scuola.

Quali sono stati i tuoi maestri di vita e di sport? Quali sono i tuoi modelli?
Il mio modello era un golfista spagnolo degli anni 80/90 di nome Severiano Ballesteros e poi apprezzavo molto la discesista Isolde Kostner e il tennista Ivanisevich.

Mente, cuore e corpo: in che proporzione contano in quello che fai?
Il cuore è il motore, il corpo è la forma e la testa il navigatore. Ogni mia decisione parte dal cuore, è lui che da sempre la prima spinta.

Cosa ti sentiresti di consigliare ai giovani (anche ai più piccoli) che si avvicinano oggi alla tua disciplina?
Il mio consiglio è quello di sognare ad occhi aperti, vivere di passione, divertirsi, trovare l’amore in ciò che si fa e soprattutto ascoltare la propria testa più che quella degli altri.

Quali sono i valori chiave per te nello sport che pratichi e che – a tuo avviso -possono essere usati dai più giovani nella vita di tutti i giorni e dai manager all’interno delle organizzazioni aziendali?
Nel mio sport il rispetto delle regole e dell’etichetta. L’educazione a rispettare I compagni di gioco e soprattutto il campo di gioco, quindi l’ambiente.

Come si dosa lo stress e si vince anche sotto pressione?
Si vince solo e unicamente sotto pressione, é la pressione positiva che ci dà la spinta per portare i nostri limiti sempre un pochino più in là.

Quale è fino ad oggi il ricordo più bello della tua carriera agonistica? Che immagini hai davanti ai tuoi occhi? Perché è il ricordo più bello per te?
Per me è stato vincere la Solheim Cup (Usa contro Europa) assieme alla squadra Europea… la pressione e la concentrazione mi hanno trasfor-mata in una Giulia migliore che mi ha sorpreso per la sua tenacia e grinta.

Se dovessi citare una avversaria con la quale hai gareggiato e per la quale ricordi un aneddoto particolare che descrive la sfida tra voi due chi ti viene in mente? Ci racconti questo aneddoto…
Il golf è uno sport individuale dove il campo e se stessi sono gli unici avversari, comunque posso dire che è da quando ho 12 anni che competo nelle stesse gare con una ragazza francese… quindi sono esattamente 23 anni che giochiamo assieme a golf: siamo due caratteri opposti e due atlete molto diverse, ma ognuna a suo modo è riuscita a raggiungere grandi risultati, quindi secondo me non bisogna copiare nessuno, ma rispettare sempre la propria indole.

C’è mai stato un momento nella tua carriera dove volevi smettere o c’è stato un episodio/ un motivo che ti aveva portato a dire basta? Se sì…in quell’occasione cosa ti ha fatto reagire?
Nel 2012 volevo smettere perché la gara mi riservava solo sensazioni di paura e ansia, poi ho accettato la debolezza di quel momento e inaspettatamente sono tornata a giocare bene.

3 pregi e 3 difetti del tuo carattere e come impattano sul tuo ruolo di atleta
pregi: determinata, istintiva, creativa
difetti: distratta, mi annoio facilmente, anticonformista.

Che opinione hai degli atleti che in momenti di difficoltà cercano delle “scorciatoie” (doping o altre forme) per raggiungere con meno sforzi i propri traguardi?
Hanno perso ancora prima di iniziare!

Quanto è difficile bilanciare la tua vita agonistica a quella privata? Bisogna essere campioni anche in questo?
E’ difficilissimo, soprattutto alla mia età… Non dipende solo da noi ma anche dalle persone che abbiamo a fianco, la famiglia, gli amici, ma soprattutto I propri partner di vita devono capire le tue esigenze e rispettare I tuoi spazi.

Quanto è importante per te avere davanti agli occhi degli obiettivi chiari?
Molto importante perché mi rende determinata, concentrata e mi fa perder meno tempo.

Quale è la tua canzone preferita o quale potrebbe essere la colonna sonora dei tuoi successi?
Ce ne sono moltissime, troppe forse… ascolto moltissima musica italiana, ultimamente “Meraviglioso” dei Negramaro

Che ruolo ricopre l’impegno Sociale nella tua vita di atleta? Cosa può fare lo sport e in particolare il golf per aiutare i più bisognosi?
Per me è importantissimo poter avere l’opportunità di trasferire il concetto di vita sana attraverso lo sport. Lo sport insegna, e ritengo che lo sportivo possa offrire molto di più che una semplice foto in copertina con una coppa in mano. Lo sportivo ha una vita da raccontare che racchiude tutti quei significati che compongono una vita: l’amore, l’odio, la vittoria, la sconfitta, il sacrificio, la soddisfazione…

Giulia Sergas e “Pink is good”, un bellissimo progetto della Fondazione Umberto Veronesi: cosa ti ha spinto a supportare l’iniziativa nata nel 2003?
Lo sport aiuta. Lo sport insegna. Lo sport è prevenzione. Lo sport fa bene alla mente e al corpo… sono valori che condivido con la Fondazione e il matrimonio è stato pressoché immediato

Osare, spingersi oltre, uscire dal proprio territorio, dalle proprie mappe mentali…City Golf è un altro bel progetto e tu ne sei madrina fin dalla prima edizione. Ci racconti meglio l’iniziativa…
City Golf è un progetto che ha lo scopo di far entrare uno sport soggetto a tanti pregiudizi, direttamente nelle piazze d’Europa cosi che chi non lo conosce possa veramente capire che il golf non ha limiti

Quanto è importante oggi credere nei giovani? Ci parli del Progetto “Little Sister”…
I giovani sono il futuro, sono loro il terreno fertile per far crescere I valori sani e giusti di uno sport bello come il golf. I giovani hanno gli occhi che brillano e il cuore aperto, è importante trattare entrambi con rispetto e cura.

Sei superstiziosa? Hai dei riti scaramantici che fai prima di ogni competizione o degli oggetti portafortuna?
No, la fortuna e la sfortuna sono entrambe il sorriso beffardo di una vita che si diverte a metterci alla prova.

Quanto ti alleni? Raccontaci la tua giornata tipo.
Dipende, io credo moltissimo nel riposo per avere la mente libera da sovraccarichi di stress, il golf è uno sport che impegna moltissimo la mente e squilibra il fisico perciò ci si allena a riequilibrare entrambi con la giusta dose di pratica

Ci racconti il tuo primo successo?
Quando vinsi I campionati europei assoluti all’età di 17 anni mi ricordo che il gioco non era perfetto ma avevo la capacità di uscire da ogni situazione difficile a testa alta.

Quanto è cambiato il mondo del golf negli ultimi 10 anni? E’ una questione di tecniche? Di materiali? Di preparazione? Di maggiore competizione?
Di un pochino di tutto, ma soprattutto di interesse mediatico… nel senso che il mondo si è accorto che in America il golf era sport nazionale, il più praticato e quindi si è iniziato a capire la potenzialità di business.

Cosa significa per te l’andare oltre il limite?
Chiudere gli occhi e sapere che qualsiasi cosa succede ne varrà la pena.

Sei nata a Trieste, ma vivi in California da parecchi anni. Che differenze ci sono per praticare il tuo sport tra l’Italia e gli Stati Uniti? Perché questa scelta? Torneresti a Trieste o in un altra città italiana?
Sarebbe come chiedere se c’è differenza tra mangiare un hamburger con le patate fritte e un piatto di tortellini in brodo… la differenza di una cultura, perciò molto.
Scelgo gli Stati Uniti perché in America lo sport è tra i valori al centro della loro vita sociale e lavorativa, ma sono certa che alla fine della mia carriera da sportiva tornerò in Italia. Il mio viaggiare è stato anche un viaggio interiore che mi ha permesso di conoscermi ma anche di apprezzare ciò che ho e che mi circonda

Ritieni che il golf possa essere importante per creare network e quindi creare sinergie anche nel mondo del business oltre che sul green?
Certamente.

Quanto a tuo avviso può il golf essere di aiuto a un manager per liberare la mente dagli affari e diventare un ottimo anti-stress?
Il golf ti pone davanti a situazioni in cui devi fare continue scelte, in cui devi saper credere nel tuo intuito, in cui tu puoi essere il tuo miglior amico o il tuo peggior nemico. Il golf ti fa conoscere le tue debolezze e I punti di forza del tuo carattere… il golf è la miglior palestra per la mente e la consapevolezza.

Self- coaching e miglioramento personale: in che modo il golf può essere di aiuto a un manager?
Il golf è uno sport completo dove serve totale coordinazione tra mente e corpo perciò che un gesto tra I più difficili tecnicamente possa diventar fluido e istintivo

Tematica molto importante è quella del sapersi adattare: i giocatori di golf devono adattarsi sempre a condizioni di gioco diverse così come devono fare oggi i manager in tempi di crisi. Ci spieghi meglio questo parallelismo…
Non esiste al mondo altro sport che ti possa proporre situazioni sempre diverse come quelle del campo da golf. I campi da golf sono tutti diversi, ogni buca è diversa e nella vita di una golfista non verrà MAI tirato un colpo uguale all’altro.

Nella pallavolo, nel basket e nel calcio e in altri sport ci sono dei momenti dove il coach può apportare subito dei correttivi chiamando time out o aspettando la fine di un tempo… Nel golf non è così e il giocatore deve sapersi adattare ed essere robusto mentalmente. Che strategie metti in atto quando ti rendi conto di non essere partita col il piede giusto?
Cerco di capire se posso affrontare il problema da un punto di vista fisico, come la tensione o il ritmo, o da un punto di vista emotivo, attraverso la respirazione o il self talk

La sconfitta che significato ha per te? Che ruolo ha?
La sconfitta insegna e ti fa capire che la partita non è ancora finita, perché l’unica vera sconfitta è quella dentro di noi.

Ci spieghi in maniera semplice il concetto di “handicap” nel golf? Fallo come se lo dovessi spiegarlo a un bambino di 6 anni…
Il campo da golf richiede che il golfista colpisca la pallina un tot di volte prima di concludere le 18 buche, il numero standard di colpi è 72. l’handicap è quell’aiutino di colpi che il campo ti abbona tenendo in considerazione le tue capacità… la sfida quindi è battere il campo e il numero di colpi che lui stabilisce tu debba fare quando giochi.