Come e quando ti sei avvicinato al mondo della pallavolo?
E’ stato un percorso molto lento: ho visto sempre giocare mio papà da quando stavo in carrozzina. Ho cominciato però a 13 anni, prima giocavo a calcio e quando ho provato a fare il minivolley sono durato un giorno perché invece di farmi giocare mi facevano fare i passi degli animali. Poi grazie alle scuole un giorno mi sono trovato a dover scegliere (mia mamma non voleva facessi due sport, c’era anche la scuola) e ho scelto il Volley.
Che ruolo hanno avuto i tuoi genitori, la tua famiglia nello spingerti a praticare sport e nell’incoraggiarti ad arrivare dove sei arrivata?
Mi hanno sempre incoraggiato a fare quello che più mi piaceva. Se fosse stato un altro sport o se fosse stata una strada lavorativa non importava. Come tutti i genitori volevano vedermi felice.
Quali sono stati i tuoi maestri di vita e di sport? Quali sono i tuoi modelli?
I miei modelli di vita sono stati sicuramente i miei genitori. Nessun altro.Il mio primo allenatore di Volley è stato il mio Prof. alle scuole medie Roberto De Vivo, un uomo che porterò dentro al mio cuore per tutta la mia vita.
Mente, cuore e corpo: in che proporzione contano in quello che fai?
Cuore, mente e poi corpo. Questo è l’ordine di chi fa le cose con passione. Il cuore comanda il resto, mai il contrario. Certo che stare bene mentalmente e fisicamente è fondamentale, ma è sempre una conseguenza di quello che realmente ti dice il cuore. Lui non sbaglia mai.
Cosa ti sentiresti di consigliare ai giovani (anche ai più piccoli) che si avvicinano oggi alla tua disciplina?
Mi sento, nel mio piccolo, di dire di avere passione per quello che si fa, di sudare tanto perché ne vale sempre la pena e soprattutto di prendere ogni sconfitta come un punto di partenza.
Quali sono i valori chiave per te nello sport che pratichi e che – a tuo avviso – possono essere usati dai più giovani nella vita di tutti i giorni e dai manager all’interno delle organizzazioni aziendali?
Il valori più importante che mi ha insegnato lo sport è il rispetto della squadra. Senza la squadra ognuno di noi può essere individualmente molto dotato, ma da solo non avrà mai gli stessi risultati di quanto una squadra unita possa raggiungere. La fiducia nel compagno, accettare un errore del compagno e credere nel compagno alla fine fanno la differenza. E ovviamente tutto questo è utilissimo anche all’interno di un’azienda secondo me.
Come si dosa lo stress e si vince anche sotto pressione?
Lo stress e la pressione sono molto difficili da sconfiggere. I troppi pensieri sono il motore di questi due maledetti rompiscatole. Quando sono stressato e sotto pressione cerco sempre di concentrarmi profondamente su quello che sto facendo. Nel gesto tecnico. Oppure, e qui vi farò ridere, se sono fermo in un time – out ad esempio e mi sento teso fisso una cosa e cerco di notare ogni più piccolo particolare. Mi aiuta a scaricare i troppi pensieri maligni.
Quale è fino ad oggi il ricordo più bello della tua carriera agonistica? Che immagini hai davanti ai tuoi occhi? Perchè è il ricordo più bello per te?
Incredibile ma vero, la semifinale nazionale U20 vinta per 3 a 2. Giocavo a Modena e abbiamo battuto la fortissima Sisley Treviso (nella quale giocavo fino all’anno precedente). Quel gruppo di persone che
hanno fatto quell’impresa è stata la mia più grande vittoria dentro e fuori dal campo.
Se dovessi citare un avversario con il quale hai gareggiato e per il quale ricordi un aneddoto particolare che descrive la sfida tra voi due chi ti viene in mente?
Beh mi vieni in mente Simone Buti. I nostri allenamenti quando giocavamo l’uno contro l’altro. Io palleggiavo e lui doveva leggere il mio gioco. Diciamo che c’era molto, molto agonismo. Però il bello è che ci vogliamo tanto bene.
C’è mai stato un momento nella tua carriera dove volevi smettere o c’è stato un episodio/ un motivo che ti aveva portato a dire basta? Se si…in quell’occasione cosa ti ha fatto reagire?
Si c’è stato. A farmi reagire è stato un obiettivo che ho fin da piccolo. Mi aiuta, ma devo ancora risolvere del tutto questo problema. Quel clic decisivo deve ancora arrivare.
3 pregi e 3 difetti del tuo carattere e come impattano sul tuo ruolo di atleta.
Pregi: responsabile, competitivo, grintoso.
Difetti: responsabile, troppo competitivo e a volte troppo grintoso. Ci vuole equilibrio nella vita!
Che opinione hai degli atleti che in momenti di difficoltà cercano delle “scorciatoie” (doping o altre forme) per raggiungere con meno sforzi i propri traguardi?
Ho un opinione pessima. L’uomo di base è fragile ma il doping non è mai una buona scusa alle proprie debolezze.
Quanto è difficile bilanciare la tua vita agonistica a quella privata? Bisogna essere campioni anche in questo?
È difficile, infatti a me ultimamente pesa molto. Credo che bisogna accerchiarsi di poche persone ma buone. Così quando hai del tempo libero sai dove andare e con chi stare. Vorrei avere più tempo per farlo.
Quanto è importante per te avere davanti agli occhi degli obiettivi chiari?
È fondamentale. Se non hai uno scopo davanti difficilmente si possono ottenere grandi vittorie. Uno sportivo ha sempre un sogno che vuole far diventare realtà.
Rimanendo in tema di obiettivi: quale è il prossimo?
Il prossimo? Non lo posso dire. È il segreto di una vita.
Quale è la tua canzone preferita o quale potrebbe essere la colonna sonora dei tuoi successi?
Ne ho molte che mi ricordano certi momenti della mia carriera. Se te ne dico vuol dire sminuire le altre. Però quando ero più giovane mi piaceva molto I BELIEVE di YOLANDA ADAMS.
Che ruolo ricopre l’impegno Sociale nella tua vita di atleta? Cosa può fare lo sport e in particolare la pallavolo per aiutare i più bisognosi?
Può aiutare molto lo sport: nell’essere abituato a rispettare delle regole, a rispettare le persone e a rispettare il proprio corpo e infine ad avere un obiettivo sano davanti a te. Lo sport potrebbe far molto
bene alla società.
Sei superstizioso? Hai dei riti scaramantici che fai prima di ogni competizione o degli oggetti portafortuna?
Si prima di entrare in campo mi metto sempre prima la scarpa destra, poi la sinistra, poi mi allaccio la sinistra e poi la destra. Se sbaglio qualche passaggio ricomincio da capo. A volte è un processo lunghissimo.
Quanto ti alleni? Raccontaci la tua giornata tipo.
Sveglia verso le 8. Colazione. Pesi o allenamento alle 9.30. Pranzo
alle 13. Riposo. Merenda. Allenamento alle 17. Cena alle 21. Letto e
buonanotte. A grandi linee questa è la mia giornata tipo.
La sconfitta che significato ha per te?
La sconfitta è la cosa più utile per un’atleta. Ti fa capire fino a quanto sei disposto a soffrire per raggiungere il tuo sogno. Se si ha una mentalità vincente la sconfitta è il punto di partenza di un futuro
successo.
Che responsabilità deve avere il capitano verso i suoi compagni di squadra?
Il capitano deve esserci sempre nel momento bisogno. Non deve gioire troppo per un successo e non farsi vedere scoraggiato per qualcosa. Deve dare l’esempio nel modo di allenarsi e deve farsi sentire quando serve. Il capitano è il punto di riferimento morale di ogni squadra.