Intervista a Daniele Gilardoni

DanieleGilardoni

Come e quando ti sei avvicinato al mondo del canottaggio?
Mi sono avvicinato al mondo del canottaggio per caso, mi ci ha portato mio padre (grande uomo di sport) la prima volta.

Da piccolo quali erano gli sport che praticavi? E’ stato un amore a prima vista quello con il canottaggio o ci sei arrivato per gradi?
A me lo sport è sempre piaciuto. I miei genitori mi hanno fatto praticare diversi sport e fatto fare molta attività fisica. Lo sport che amo è il calcio non solo praticato ma seguito. Amo gli sport olimpici e tutto quello che è divertimento legato allo sport.

Che ruolo hanno avuto i tuoi genitori, la tua famiglia nello spingerti a praticare sport e nell’incoraggiarti ad arrivare dove sei arrivato?
Fondamentale: senza i miei genitori non avrei potuto fare sport e laurearmi. Mia madre a 6 anni mi buttò in acqua per imparare a nuotare e da li iniziai ad amare l’acqua. A 12 anni mio padre mi portò in Canottieri e mi insegnò a seguire qualsiasi sport.

Quali sono stati i tuoi maestri di vita e di sport? Quali sono i tuoi modelli?
I maestri di vita sono stati i miei insegnanti, dal maestro delle elementari al docente universitario, i miei allenatori di club e della nazionale, mio nonno e in particolare i miei genitori. Ho preso come modello le persone che attraverso le loro gesta e la loro classe mi hanno dato quello stimolo in più per raggiungere grandi risultati. Il mio modello di vita è quello del fare per ottenere quello che più mi piace e credere nei veri valori che non si comprano al mercato.

Mente, cuore e corpo: in che proporzione contano in quello che fai?
70%-15%-15%

Cosa ti sentiresti di consigliare ai giovani (anche ai più piccoli) che si avvicinano oggi alla tua disciplina?
Fate sport per un benessere fisico e psichico cercando di sfruttare quello che di positivo lo sport vi può dare. Lo sport conferisce spirito d iniziativa e capacità decisionale e vi servirà per il vs futuro. Lo sport lega intere nazione in un unico modello e fa aggregare intere popolazioni nel segno dell’amicizia e dell’uguaglianza.

Quali sono i valori chiave per te nello sport che pratichi e che – a tuo avviso – possono essere usati dai più giovani nella vita di tutti i giorni e dai manager all’interno delle organizzazioni aziendali?
La regola delle 4D (DETERMINAZIONE- DEDIZIONE- DISCIPLINSA e DARE QUALCOSA IN PIU’): questa è la regola del successo per la vita di tutti i giorni!

Come si dosa lo stress e si vince anche sotto pressione?
Con l’intelligenza e la volontà di capire che quello che fai e che hai fatto ti può permettere di raggiungere il tuo obiettivo. Lo stress si vince se tu sai di esserti allenato al massimo per affrontare la gara e la pressione si vince solo pensando che sei il più forte e che nessuno può batterti.

Quale è fino ad oggi il ricordo più bello della tua carriera agonistica? Che immagini hai davanti ai tuoi occhi?Perché è il ricordo più bello per te?
Il ricordo più bello della mia carriera è aver vinto il mio primo mondiale in Canada quando nessuno scommetteva una lira su di me. Altro bel ricordo è sicuramente l’ultimo mondiale, quello dei record, dove mi davano per spacciato un anno prima anno prima.

Se dovessi citare un avversario con il quale hai gareggiato e per il quale ricordi un aneddoto particolare che descrive la sfida tra voi due chi ti viene in mente? Ci racconti questo aneddoto…
Si chiama Alessio Sartori ed è uno dei più forti atleti italiani di sempre. Già da piccolo mi batteva sempre perché allora avevamo più di 10 cm di differenza. Ho cercato in tutti i modi di batterlo, ma non ci sono mai riuscito…paragono le nostre sfide a quelle tra un gigante e un nano! Ai raduni giovanili cercavo di farlo cadere durante la ginnastica, ma non sono mai riuscito… era toppo grande. Percorrendo diverse strade posso dire oggi che abbiamo fatto grandi risultati entrambi.

C’è mai stato un momento nella tua carriera dove volevi smettere o c’è stato un episodio/ un motivo che ti aveva portato a dire basta? Se si…in quell’occasione cosa ti ha fatto reagire?
Si, c’è stato: dopo il decimo mondiale sono stato lasciato da solo dalla mia società e ho avuto una crisi profonda che mi ha costretto a fermarmi per un forte stress psicofisico causato dai continui ed immotivati attacchi di alcuni dirigenti. Sono caduto in depressione e non riuscivo più a fare niente, neanche ad alzarmi dal letto: sono stati 6 mesi tremendi e pensavo che tutto fosse finito, ma tre cose mi hanno aiutato a superare questi momenti e a ritornare alla grande….In primis la mia famiglia, poi i miei amici veri e da ultima la Juventus, la mia squadra del cuore che seguivo in questi momenti bui.

3 pregi e 3 difetti del tuo carattere e come impattano sul tuo ruolo di atleta
Pregi: determinato, altruista,vincente / Difetti: testardo, disordinato, non so perdere

Che opinione hai degli atleti che, in momenti di difficoltà, cercano delle “scorciatoie” (doping o altre forme) per raggiungere con meno sforzi i propri traguardi?
Non li giustifico: il doping non serve a diventare uomini. Allo stesso tempo però non li massacro perché ritengo che debbano essere aiutati.

Quanto è difficile bilanciare la tua vita agonistica a quella privata? Bisogna essere campioni anche in questo?
Certamente non è una cosa semplice: fare l atleta è uno dei lavori più duri e difficili al mondo a mio avviso perché devi rinunciare a tantissime cose se lo fai ad alto livello.

Quanto è importante per te avere davanti agli occhi degli obiettivi chiari?
Fondamentale, senza di quelli non vai da nessuna parte.

Rimanendo in tema di obiettivi: quale è il prossimo?
Raccogliere tutto quello che ho coltivato negli anni della mia carriera sportiva e non sportiva cercando di portare la mia esperienza ai manager delle aziende italiane.

Quale è la tua canzone preferita o quale potrebbe essere la colonna sonora dei tuoi successi
Ne ho due: “Urlando contro il cielo” di Luciano Ligabue e l’inno della Juventus.

Che ruolo ricopre l’impegno Sociale nella tua vita di atleta? Cosa può fare lo sport e in particolare il canottaggio per aiutare i più bisognosi?
Ritengo abbia un ruolo importante. Quando riesco mi fa piacere aiutare gli altri: lo sport può fare molto per i più bisognosi, ma può fare molto in generale per il benessere di tutti

Sei superstizioso? Hai dei riti scaramantici che fai prima di ogni competizione o degli oggetti portafortuna?
Si, il mio portafortuna era un piercing e prima di ogni gara ripetevo gli stessi gesti da quando ho vinto il primo mondiale.

Quanto ti alleni?
6 volte a settimana per 5 ore al giorno.

Ci racconti il tuo primo successo?
Indescrivibile… abbiamo dominato la stagione e stravinto un mondiale dall’altra parte del mondo!

Quanto è cambiato il mondo del canottaggio negli ultimi 10 anni? E’ una questione di tecniche? Di materiali? Di preparazione? Di maggiore competizione?
Il canottaggio è cambiato molto sotto tutti i profili: siamo purtroppo di fronte a un cambio generazionale di atleti che attualmente non sta dando risultati e ad un cambio tecnico-dirigenziale che non è ancora avvenuto totalmente ma è in atto.

Cosa significa per te l’andare oltre il limite?
Andare oltre le tue possibilità sapendo che quella è la chiave del successo.

Viene difficile fare questa domanda a un plurimedagliato come te, ma…la sconfitta che significato ha per te? Può insegnare qualcosa?
La sconfitta può insegnare molto. Io ho il limite di accettare la sconfitta solo in parte, ma ho però un grande rispetto per il vincitore.

Una Laurea in Scienze Politiche e un Master in Management e gestione dello sport: un messaggio chiaro ai giovani? Si devono fare sacrifici ma si può far conciliare studio e sport ottenendo ottimi risultati da ambo le parti?
In tutte le cose occorre impegnarsi e fare sacrifici, ma a mio avviso è necessario farli ed essere dinamici. Sport e studio li vedo come una bella coppia che si tengono per mano.

Che significato ha avuto e ha oggi per te Bellagio? Ritieni importante il legame col territorio?
Il forte legame con il territorio è quello che mi ha fatto scegliere di restare nella mia regione come testimonial e come atleta più vincente della storia. Il territorio ha riconosciuto in me tutto questo mandandomi nelle scuole a spiegare ai ragazzi che anche loro possono farcela! Bellagio è il paese che mi ha sempre seguito e mi vuole bene.

Quanto pensi sia difficile per un campione di una disciplina selettiva come la tua il diventare un ottimo allenatore e saper trasferire a giovani promettenti tutto quello che hai imparato e vissuto nella tua carriera?
Ho avuto la fortuna di aver potuto girare il mondo e di aver capito da subito i miei limiti. Ho saputo ascoltare ed ho tirato le mie conclusioni solo alla fine. Dai grandi coach ho preso i concetti che mi servivano nel mio allenamento e ne ho fatto tesoro. Sono convinto di aver imparato a “leggere” bene le situazioni e sono pronto a usare la regola delle 4D.

Quali sono i tuoi prossimi progetti legati al mondo del canottaggio? Ci puoi dare delle anticipazioni?
Non ancora, ma vi anticipo che saranno legati a percorsi di coaching mirati.

Ci racconti la tua esperienza a Manchester…
Fantastica: mi sono sentito un piccolo principe del regno del canottaggio. Li sei considerato per quello che hai fatto e per quello che puoi portare a differenza dell’Italia dove vieni i che sei considerato per chi sei o per chi sono i tuoi. Manchester è nel mio cuore e spero di tornarci presto….lì ti senti veramente “Eleven Time World Champion”