Che non sia una annata facile per la Juventus lo si è capito da subito: sono bastate le prime partite del campionato per dare dei primi forti segnali alla squadra, al suo allenatore e alla Dirigenza.
D’altronde era da mettere in preventivo visto le partenze di tre campioni del calibro di Pirlo, Vidal e Tevez.
La certezza doveva essere “Mister 100 milioni di euro” così come molti lo hanno battezzato, a ragione, dopo essere stati rapiti dalle sue giocate e impressionati dal suo rendimento durante le passate stagioni.
Ma allora… che cosa non torna? Perché questa, con il 10 sulle spalle, è- a detta di molti- l’annata più importante e più dura per il talento francese della Juve?
Non è una questione di tecnica e nemmeno di saper leggere le partite adattandosi al nuovo ruolo: è una questione di Testa!
Una questione di testa??? Si, avete letto bene: tutto parte dalle mappe installate nel nostro “navigatore”, nella nostra centralina che governa i nostri comportamenti. Per Pogba protetta da una cresta sempre cangiante.
Paul ha voluto fortemente il 10, ma le eccessive responsabilità fino a questo momento stanno condizionando in negativo le sue prestazioni, troppo discontinue e al di sotto delle aspettative dell’ entourage bianconero e dei suoi tifosi.
Una maglia numero 10, per capirci, precedentemente indossata da campioni del calibro di Omar Sivori, Michael Platini e Alex Del Piero.
Gossip o no (non abbiamo conferme ufficiali al momento) indicherebbero che il talento francese si stia affidando a un Mental Coach.
Il Mental Coach è letteralmente colui che allena la mente, così come il preparatore atletico allena il fisico. Può sembrare meno usuale sentir parlare di allenamento della mente, ma vi assicuro – appartenendo anche io alla categoria – che in Europa e nel mondo questa è una figura importante della quale si avvalgono atleti e interi Team.
Il lavoro che il Mental Coach svolge con gli atleti e/o i Team è sempre orientato al raggiungimento di un risultato: migliorare le performance mentali creando una mentalità “più robusta” in seno agli atleti.
In concreto si aiuta l’atleta a trovare dentro di sé delle risorse che ancora non sono affiorate in superficie e che possono aiutare l’atleta a raggiungere i risultati desiderati.
Siamo quindi di fronte a un professionista, che conosce tecniche e strategie comportamentali e che fa spesso uso della Programmazione Neuro Linguistica (PNL) con il fine di rendere le risorse del cliente (Coachee) facilmente usufruibili sia in ambito sportivo che nella vita di tutti i giorni.
Attraverso il Coaching si fa assieme all’atleta un viaggio bellissimo alla ricerca della sua parte migliore e più nascosta lavorando sulla sua identità, sui suoi valori e sulle sue convinzioni andando a scardinare via via quelle che sono per lui depotenzianti.
Il Coach aiuta il Coachee a fare chiarezza dentro di sé e a “vedere” di fronte a sé una strada sempre più nitida in modo che gli ostacoli e le difficoltà vengano considerati come normali e parte integrante dei processi che servono per raggiungere gli obiettivi più sfidanti.
Quanto può incidere la componente mentale sulla prestazione di un atleta? Anche il 70%.
Sarà così anche per Paul Pogba?
Se lo augurano gli juventini d’Italia e del Mondo, ma non solo: tutte le persone che amano il calcio vorrebbero presto vedere il talento francese a competere con Lionel Messi per vincere il prossimo Pallone d’Oro.
In bocca al lupo al Polpo!
A cura di Lorenzo Ruspi